L'articolo muove dalla constatazione che lo studio della mente da un punto di vista cognitivo ha mostrato nel corso degli ultimi decenni che il problema della spiegazione dei meccanismi o processi cognitivi è non solo lontano dall’essere effettivamente risolto, ma porta con sé una complessità crescente tanto più quante più discipline e acquisizioni interdisciplinari o specifiche vengono compiute. In tale contesto, l’Autore considera come essenziale la capacità della mente di fare analogie. L’analogia, mantenendo la sua caratteristica di processo complesso ma in grado di cogliere con semplicità la complessità del mondo reale, permette, tra l’altro, di trovare un punto di contatto fra pensiero e linguaggio, prendendo come modello esplicativo della cognizione un’architettura che coniughi gli usi linguistici e gli aspetti concettuali in una dinamica non rigida e flessibile.