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ASVSA

The ASVSA Association for research on Viable Systems was created with the aim of disseminating the results of research and stimulate the interest and participation of an increasing number of researchers attracted and intrigued by the conceptual trends of Viable System Approach and more generally of systems thinking.


Memorandum and articles of the Association
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Abstract

Sergio Barile e altri
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Stralcio dell'Introduzione: decisioni e scelte in contesti complessi
Abstract:

Se il reale fosse semplice, non avremmo molto da pensare, saremmo di fronte alle parti ultime, agli elementi fondanti dell’essere; la complessità è dunque la vera causa, e il vero oggetto, del pensiero umano, sfida indefinitamente aperta per ricondurre il caos amorfo ad una máthesis universale. Non si può dunque fare la storia della complessità, si dovrebbe ripensare tutto il pensiero. Il non potere dire tutto non ci esime, tuttavia, dal dire qualcosa.


[...]


Il tema della complessità è attualmente oggetto di molte riflessioni da parte di studiosi di discipline tanto scientifiche quanto umanistiche. Il termine è utilizzato con sempre maggiore frequenza e dimestichezza in diversi contesti di discussione e in numerose pubblicazioni, scientifiche e non, che negli ultimi decenni hanno trattato il tema, rischiando anche, talvolta, di contribuire a generare incertezza sulla corretta accezione.
Sebbene l’uso ‘popolare’ del termine, riferito a situazioni di vita quotidiana, sia normalmente associato a problematiche di difficile se non di impossibile soluzione, l’accezione tecnica, propria degli studiosi di questa o quella disciplina, realizza invece un gradiente ampio di significati, non sempre sovrapponibili, e difficilmente riconducibili ad un comune denominatore. 
Locuzioni come sistemi complessi adattivi o come teoria della complessità algoritmica, o ancora epistemologia della complessità oppure teoria della complessità computazionale,definiscono spazi di studio e di ricerca che si intersecano, si contrappongono, ritrovano sintonie, ma che, stando alle attuali conoscenze, non appaiono riconducibili ad un’unica forma canonica e, quindi, difficilmente sembrano costituire un corpus dottrinario coeso e definito.


[...]


Da tutto ciò derivano le ragioni di interesse per un volume che possa avviare una riflessione, che si spera proficua, tra studiosi appartenenti ad ambiti disciplinari diversi, ma accomunati dal rilevare la necessità di realizzare un possibile meglio definito paradigma della complessità.


L’insieme dei contributi, realizzati in una prospettiva sufficientemente ampia da includere lavori che sono espressione di matrici culturali diverse, quali quelle delle scienze umane, delle scienze sociali e delle scienze naturali, anche rilevando difficoltà interpretative non sempre convergenti nelle diverse comunità di studiosi, dovrebbe indirizzare al fornire risposta ad interrogativi quali:


I. Diversi osservatori percepiscono diversi livelli di complessità? [...]


II. Lo “stesso” osservatore, in momenti diversi, percepisce livelli diversi di complessità? [...]


III. È cosa diversa percepire un evento essendo collocati all’interno del contesto che lo ha generato rispetto ad osservare l’evento non appartenendo al contesto? [...]


IV. La rappresentazione strutturale, rispetto alla rappresentazione sistemica, induce rilevazioni di diversi livelli di complessità? [...]


Fornire risposta ai precedenti interrogativi e disegnare un contorno esaustivo per ottenere una visione di insieme per una possibile delimitazione del concetto di complessità non è compito agevole. Così si è sviluppata l’idea di poter esporre contributi realizzati da Autori che, pur avendo a lungo riflettuto e lavorato sui concetti riconducibili alla complessità, muovono le proprie riflessioni da dotazioni culturali caratterizzate da percorsi cognitivi alquanto differenti, propri di ambiti culturali che scontano una dominanza di “schemi” filosofico-umanistici, piuttosto che sociologici oppure delle scienze naturali.


Per raggiungere questo obiettivo, si è inteso operare in maniera non lineare, evitando per quanto possibile atteggiamenti di tipo deterministico e/o riduzionistico, e fornendo al lettore materiali tali da favorire una auspicata risonanza tra riflessioni teoriche ed esperienze concrete.


Queste le poche direttrici che hanno motivato la richiesta di fornire un contributo indirizzata agli Autori, ottenendo, da una parte, una serie di lavori volti a “sensibilizzare” il lettore al paradigma cognitivo sotteso all’approccio sistemico e complesso; dall’altra, una serie di narrazioni di esperienze concrete, di casi di studio da cui emerge (e viene discussa e analizzata) la portata dell’approccio non lineare, bottom-up dei processi decisionali messi in atto di volta in volta. Una caratteristica, tuttavia, hanno in comune entrambe le tipologie di contributo: l’andamento fluido, discorsivo (potremmo dire divulgativo, se nella nostra lingua non avesse un retrogusto negativo), che rinuncia all’esposizione accademica e tecnica per condividere riflessioni, metodologie e modelli su cui ragionare anche senza l’uso degli strumenti specialistici.


Tale scelta si riflette anche sui riferimenti bibliografici: laddove possibile si è preferito sempre consigliare testi italiani o tradotti in italiano, capaci di comunicare con chiarezza (ma senza semplificare e banalizzare) concetti complessi a persone colte ma non specializzate negli studi sulle reti e sui sistemi adattativi.


Il coordinamento, non sempre agevole, dei lavori ha visto l’impegno per l’ambito sociologico e umanistico rispettivamente di Valerio Eletti e Maurizio Matteuzzi, che con Sergio Barile condividono la curatela di questo volume. 

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